Per Evolvere bisogna trovare il coraggio di Cambiare



Da quasi un anno molte cose in cui credevo hanno cominciato a sgretolarsi e a perdere d’importanza.
Tutto è cominciato quando ho preso la decisione di lasciare il lavoro; da cinque anni lavoravo in quel posto a stretto contatto con la famiglia e più gli anni passavano e più sentivo delle corde stringermi intorno, come spesso ho rappresentato nei miei lavori.
Sin da ragazzina ho voluto sempre sfuggire dalla mia famiglia, perché sapevo, dentro di me, che il posto più vicino ai miei bisogni, era un altro. Lo sapevo dalla scuola e da quel bisogno interno che mi ha sempre spinto nel dover “creare”. Ma nessuno ci educa nel seguire ciò che sentiamo dentro, spesso gli altri ci indirizzano in ciò che per loro sembra più giusto e spesso si rimane influenzati da questo spingere. Poi però si presentano il mal di vivere, la depressione, la noia, la rabbia e anche il male più fisico. Inizialmente non si capisce il perché e si continua a vivere in quella spinta altrui.
Finchè ti si presenta dentro quel capire che è quella situazione non vicina ai tuoi bisogni che ti porta a tutto ciò e allora piano piano si trova il coraggio di cambiare.

Ed è da quel momento che è cambiato tutto.
Prima di quel momento lavoravo molte ore al giorno, continuamente sotto stress, quando non lavoravo pensavo alla mia attività artistica, sfornavo progetti uno dietro l’altro, come un “vomito” continuo. Progetti quasi tutti simili tra loro, con la stessa drammaticità e malessere.
Tutte le sere uscivo con persone sempre differenti, avevo voglia di ascoltarle e se avevano bisogno di me, ero sempre pronta ad ascoltarle. Oppure stavo ore sui social network, come facebook, a conoscere persone virtuali con cui potevo confrontare la mia arte. Andavo alla ricerca di qualcosa in quei rapporti che colmasse la mia insoddisfazione, che mi facessero evadere da quella solitudine. Quella solitudine diversa, quella che appartiene alla maggior parte di noi, non più legata all’essere soli nel vero senso della parola, ma nel sentirsi soli, perché insoddisfatti di abitare il proprio corpo, del non riuscire più a vivere bene con se stessi. Volevo anch’io, senza rendermene conto, seguire dei modelli. Ora ce li buttano davanti a milioni, passati e presenti. E anche se tu vorresti vivere nella tua unicità, con la tua esperienza e il tuo sapere, non ci riesci. Inconsciamente rimani attratto da determinate scie caratteriali e da stili che meglio potrebbero rappresentare i tuoi desideri. Ti assorbono, ti illudono che quei panni sono i tuoi. E così cominci a seguire determinati gruppi politici, ascolti un certo tipo di musica, leggi determinati libri, ti vesti in un certo modo, cominci a fumare, a bere e, se passa, anche a provare qualche droga. Per fortuna non sono mai stata totalmente influenzata da questi aspetti, ho sempre cercato di trovare quel piacere solo mio, ma ammetto che per alcune cose mi sono fatta prendere, stupidamente, aggiungerei. Non ero felice di essere me, quello è sicuro, andavo sempre alla ricerca di qualcosa che mi riempisse, dentro, perché avevo quella insoddisfazione personale che mi faceva sentire Vuota, completamente vuota. Passavo ore a scoprire gruppi musicali, a saziarmi di innumerevoli immagini, artisti, spettacoli e qualsiasi altra cosa che attirava la mia attenzione e saziava la mia ingordigia di voler conoscere e riempire a tutti costi quel vuoto. Il risultato è stato disastroso una volta che ho fermato quella corsa ingorda. Mi ero talmente riempita di qualsiasi cosa che non sapevo più cosa realmente mi piaceva, né mi ricordavo alla fine bene tutte le cose che la mia mente aveva ingurgitato, trovavo la maggior parte delle cose inutili e prive di senso e tutte così simili nella loro inespressività.
Ero arrivata al limite. Avevo bisogno di una grande pulizia, fuori e dentro di me.

Dal luglio dello scorso anno è iniziato il periodo di ricostruzione, o meglio, del mio ritrovamento.
Quel mese ho incontrato la mia attuale compagna e devo ringraziare soprattutto lei per tutto l’aiuto che mi sta dando in questo percorso. Sto mettendo tutto in discussione  e mi sto allenando, ogni giorno, ad ascoltarmi, a non obbligarmi, a non sentirmi sempre in colpa, a non dire sempre “ SI’ ”, ad accettarmi, a rispettarmi e a farmi rispettare. Non è facile, ma è fondamentale. E dopo la morte di mio padre, lo è ancora di più.

Sto cominciando a capire meglio cosa sento e ad accettarlo, e si tratta, per me, di vivere tranquillamente nella semplicità e nell’autenticità, qualsiasi aspetto del quotidiano, e a circondarmi di persone autentiche e semplici, che non ambiscono a voler diventare “qualcuno”, ma semplicemente a vivere bene con se stessi/e.

Riporto questa frase di Tiziano Terzani, presente nel libro “Un altro giro di giostra”, uno di quei libri che arricchiscono davvero, mi sono ritrovata in pieno accordo con molti dei suoi pensieri:

"La soluzione è dentro di noi, si tratta di conquistarla facendo ordine, buttando via tutto ciò che è inutile e arrivando al nocciolo di chi siamo. Più che assaltare le cittadelle del potere, si tratta ormai di fare una lunga resistenza. Bisogna resistere alle tentazioni del benessere, alla felicità impacchettata; bisogna rinunciare a volere solo ciò che ci fa piacere. Bisogna non abbandonare la ragione per darsi alla follia, ma bisogna capire che la ragione ha i suoi limiti, che la scienza salva, ma anche uccide e che l'uomo non farà alcun vero progresso finchè non avrà rinunciato alla violenza. Non a parole, nelle costituzioni e nelle leggi che poi ignora, ma nel profondo del suo cuore."